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Martedì, 22 Novembre 2016 13:20

Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli

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Si prospetta un anno emozionante e allo stesso tempo impegnativo per i Giovani di Azione Cattolica che saranno guidati lungo il percorso dal Vangelo di Matteo, in particolare dal brano delle Beatitudini.

La prima lectio rivolta ai giovani si è tenuta presso la parrocchia di San Giorgio Martire lo scorso 11 novembre e la meditazione di Don Tonino Sgro, assistente diocesano per il settore Gv di Ac, ha aiutato i presenti ad entrare dentro la Parola anche attraverso dei preziosi riferimenti all’esperienza del pellegrinaggio dei giovani ad Assisi, da poco conclusosi.

Don Tonino ha messo in luce come Gesù, attraverso il discorso della montagna, abbia voluto  rivelare ai discepoli (ed oggi anche a noi) i segreti del proprio cuore consegnandoci la Legge che rende Liberi: chi vuole vivere libero, segue le beatitudini. Ma cosa vuol dire Beato? La traduzione greca letteralmente definisce il beato “colui che vive il tempo giusto”, mentre la traduzione ebraica definisce il beato come “colui che va avanti”. Quindi il beato è quella persona che vive pienamente il proprio tempo e che non scappa dalle situazioni difficili ma le affronta con coraggio. Gesù stesso ci ha rivelato il senso della vita “beata” vivendo come un uomo normale; egli aveva il tempo per lavorare, per osservare ciò che lo circondava, per relazionarsi con le persone, per stringere legami. Perfino le parabole parlano di situazioni concrete della vita, proprio perché Cristo vuole che noi comprendiamo che per essere beati non serve compiere azioni straordinarie, ma bisogna cambiare stile di vita!

Abbiamo cosi compreso chi sono i poveri in spirito: povero è colui che non possiede nulla e, in fondo, anche noi possiamo dirci poveri perché profondamente incompleti. Ma il povero in spirito è consapevole del proprio bisogno e guarda con simpatia il proprio limite senza chiudersi in se stesso anzi donandosi agli altri con ciò che possiede. A volte anche noi giovani fissiamo l’attenzione sulle cose che vorremmo ottenere ma che non si realizzano e ci rattristiamo fortemente per questo; dovremmo invece vedere questa povertà come la possibilità di scoprire una ricchezza nuova e diversa da quella del mondo. Da soli, però, non possiamo farcela! Abbiamo bisogno di Dio … il povero in spirito non è testardo, rigido e non pensa di poter fare tutto da solo ma sa che ha bisogno del Signore.

Tornando a casa abbiamo portato nel cuore le parole di Don Tonino che ci serviranno da stimolo e saranno motivo di riflessione e preghiera fino al prossimo incontro di lectio: “Se sei un giovane e non vivi con stupore, contemplazione, gratuità e condivisione, forse sei cresciuto troppo in fretta … non collezionate esperienza senza chiedervene il senso … il povero in spirito vive poche cose, ma le gusta! Vivere lo stesso stile di Gesù vuol dire, quindi, entrare nell’ottica di una povertà che non è fine a se stessa ma che ha come fine il regno di Dio”.

 

Rosa Nicolò

Ac – Parrocchia S. Giorgio Martire