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Domenica, 27 Novembre 2016 00:48

La misericordia espressione dell’Amore inclusivo di Dio

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Se c'è una parola della Scrittura che, come e più di ogni altra, esprime la rivelazione di Dio in Gesù Cristo, questa è la misericordia. Nella grandiosa teofania del Sinai, il Signore aveva rivelato a Mosè: “Io sono un Dio pietoso, che serba le sue misericordie per mille generazioni”. All'alba del giorno messianico, Maria annuncia ad Elisabetta che l'Onnipotente si è ricordato della sua misericordia e ciò che è nato in lei ne è la riprova. Ecco dunque congiunti in Gesù, figlio di Dio e di Maria, l'amore paterno e materno di Dio, così bene significati dai due termini ebraici che vengono usati per definire la misericordia: e cioè un profondo atteggiamento di bontà che manifesta la fedeltà di Dio verso se stesso e l'aver “viscere di madre” verso tutti. Ma cos'è che fa la misericordia così potente da aver sempre la meglio sulla giustizia? E perché Gesù dà tanto rilievo a questa virtù al punto di farne una condizione per la salvezza personale?

Come ben spiega Giovanni Paolo II, la misericordia è “la dimensione indispensabile dell'amore, è come il suo secondo nome”. Per lui le parole della beatitudine costituiscono una sintesi di tutta la Buona Novella che è la rivelazione dell'amore salvifico di Dio e l'invito fatto a tutti di essere “misericordiosi come il Padre” e come colui che del Padre è l'immagine più fedele, Gesù. Nella preghiera del “Padre nostro” ritorna, con altre parole, lo stesso tema della beatitudine: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. E' legge scritta in Cielo che il condono dei nostri debiti ci arriverà in proporzione di quanto avremo saputo perdonare ai fratelli e alle sorelle. Il tema della misericordia e del perdono pervade tutto il Vangelo. In fondo, lo scopo di Gesù è quello che ci ha rivelato nella sua preghiera finale, la notte prima della passione: l'unità di tutti, uomini e donne, in una grande famiglia che ha il suo modello nella Trinità.

Per Papa Francesco, la misericordia non è una parola astratta, ma un volto da riconoscere, ammirare e servire. Questo si manifesta nella Bolla con la quale ha indetto il Giubileo: «Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. [...] Nulla in Lui è privo di compassione». Poi aggiunge: «la sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia».

Il Papa nella Sua ultima catechesi nell’Anno della Misericordia afferma: «…Dio infatti, nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. Ad esempio, mediante il Battesimo, ci fa suoi figli in Cristo, membra del suo corpo che è la Chiesa. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericordia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche… Questo aspetto della misericordia, l’inclusione, si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio. Colui che trovo nel mio lavoro, nel mio quartiere, è una persona da amare, come ama Dio. “Ma questo è di quel Paese, dell’altro Paese, di questa religione, di un’altra… È una persona che ama Dio e io devo amarla”. Questo è includere, e questa è l’inclusione…».

Tutto il suo insegnamento tende solo a darci lo strumento per realizzare questa altissima comunione fra noi e con Dio. E la misericordia è appunto l'ultima espressione dell'amore, della carità, quella che la compie, che la rende cioè perfetta. Cerchiamo dunque di vivere in ogni nostro rapporto quest'amore agli altri in forma di misericordia! La misericordia è un amore che sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso. Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia, senza la quale ci sarebbe solo giustizia, che serve a creare eguaglianza ma non fraternità. Oggi si parla spesso di perdono negato a chi ha commesso gravi crimini. Si chiede vendetta più che giustizia. Ma noi, dopo aver cercato in ogni modo di risarcire il danno, dobbiamo lasciare il campo al perdono, il solo in grado di sanare il trauma personale e sociale prodotto dal male. “Perdonate e vi sarà perdonato.” E allora, se abbiamo ricevuto qualsiasi offesa, qualsiasi ingiustizia, perdoniamo e saremo perdonati. Siamo i primi a usare pietà, ad esprimere compassione! Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte ad ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? E' un pensiero che ci aiuterà a capire e a vivere secondo il cuore di Dio.

Don Antonello Foderaro