Metti una sera di aprile a Scilla, il cielo terso, l’aria calma e senza vento, le luci del tramonto che scendono sulla Costa Viola. Metti duecentocinquanta giovani, che percorrono il cammino da Piazza Matrice sino alla chiesetta di Porto Salvo, illuminandolo coi propri sguardi in attesa.
Ecco gli ingredienti giusti per una serata irripetibile, dal titolo evocativo: “High Hope - Come lampare in mezzo al mare”, organizzata dal Settore Giovani dell’Azione Cattolica diocesana venerdì 13 aprile, con un ospite d’eccezione: mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, calabrese d’origine, teologo divenuto famoso a livello nazionale grazie all’uso sapiente della musica pop per la divulgazione della fede. Dopo un momento di preghiera iniziale, i giovani accorsi hanno risalito via Chianalea fino all’auditorium parrocchiale, dove, in un’ora di relazione, mons. Staglianò ha parlato loro dell’autentica speranza cristiana, alternando ai ritornelli delle canzoni di Mengoni, Nek, Vasco Rossi, lo Stato Sociale, Gabbani preziose pillole di pensiero teologico e riflessione scritturistica a misura di giovane, conquistando la platea con il suo eloquio incalzante, caldo e appassionato.
Il vescovo siciliano ha mostrato come la radice più profonda dell’umanità stia nella divinità dell’uomo, cioè nella sua origine divina, rinsaldata dal sacrificio di Cristo sulla croce, non nella sua intelligenza o razionalità: la consapevolezza di questa umanità divina, quindi dell’amore infinito di Dio, “incapace di fare il male, proprio perché onnipotente nel bene”, consente di superare il “cattolicesimo convenzionale”, ovvero una pratica religiosa superficiale e lontana dalla vera fede, per entrare pienamente nel “cristianesimo umano”.
Prima di ricevere il saluto dell’Arcivescovo padre Giuseppe, mons. Staglianò ha cantato, chitarra in spalla, una canzone composta e scritta da lui, dimostrando la possibilità del dialogo tra il mondo della musica giovanile e il linguaggio della catechesi.
Giorgio Cotroneo
(equipe diocesana Settore Giovani di AC)