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Domenica, 13 Giugno 2021 12:54

Benvenuto tra noi, Mons. Fortunato Morrone!

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Benvenuto tra noi, mons. Fortunato Morrone! Con queste parole il Delegato ad omnia, mons. Salvatore Santoro, ha accolto ieri in Cattedrale a nome di tutto il popolo reggino il nuovo Pastore della nostra Diocesi. Un benvenuto che ha dato voce ai bambini, ai giovani, agli adulti della nostra città, ma anche ai poveri, ai sofferenti… insomma alla Chiesa tutta.

Un bellissimo accenno al sorriso di un Pastore che riflette quello dei tanti bambini delle nostre associazioni, un richiamo all’entusiasmo dei giovani bisognosi di “essere sostenuti nel loro legittimo desiderio di bellezza”, un plauso alla resilienza dei nostri anziani ed un augurio: quello di essere balsamo per molte ferite, segno eloquente della forza di Cristo, testimone della speranza che non delude. Ha avuto inizio così una celebrazione ricca di segni e di momenti emozionanti, come la consegna da parte dell’Arcivescovo Emerito, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, del Pastorale al nuovo Arcivescovo accompagnata dalle note del canto di ringraziamento “Christus vincit”.

Cuore della celebrazione la prima omelia di mons. Fortunato Morrone da Pastore della nostra Diocesi: un’omelia all’insegna dell’umiltà, del servizio gratuito e della fede sincera. Un vero e proprio documento programmatico dove al centro è stato posto, prima di ogni azione, di ogni progetto, di ogni operatività, lo stile: l’invito costante fatto a se stesso e a ciascuno di noi a sentirsi “servi inutili” felici di “appartenere al Signore senza alcun merito” come Giuseppe che « … non ha mai messo se stesso al centro. Ha saputo decentrarsi, mettere al centro della sua vita Maria e Gesù. Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione» (papa Francesco, Patris Corde, 7).

Da qui l’esortazione ad abbandonare la logica del do ut des e a prendere esempio dai tanti santi che hanno camminato sulle strade della nostra Diocesi, come «San Gaetano Catanoso, Mons. Ferro, don Domenico Farias, Maria Mariotti, don Italo Calabrò, Franca Maggioni Sesti, suor Antonietta Castelliti, per citarne alcuni… » portatori del fuoco dello Spirito. Sono risuonate parole come giustizia, fragilità, cura, libertà, luce, ma fra tutte, forse, quella più bella: la gentilezza! E’ gentile la luce che ci guida, gentile dev’essere il nostro servizio. Una comunità che sia “sposa bella” per usare l’immagine richiamata da Carmine Gelonese che come rappresentante del laicato ha espresso il saluto all’Arcivescovo alla fine della celebrazione: “una sposa bella… che profuma di bergamotto e di ulivo, di mare e di montagna…  che sa impastare in modi diversi e con farine diverse da Pellegrina a Bova, da un capo all’altro della Diocesi, la fantasia creatrice di nostro Signore”.

Una comunità che ha desiderio di “tenere i piedi ben fermi sulla terra, ma la testa dritta in cielo, dove prendono forma i sogni”, una comunità che c’è, si fa presente e si vuole mettere in ascolto:  “con l’aiuto di Dio – continua Carmine -, e con la sua compagnia e i suoi consigli, cercheremo tutti, e tutti insieme, di essere corresponsabili e concreatori, di fare ciascuno la nostra parte, di essere tutti all’altezza di questo tempo nuovo”. Buon cammino allora al nostro Pastore e con lui a tutti noi!

 

Giovanna Canale 

Responsabile Diocesana Comunicazione di AC