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Venerdì, 29 Marzo 2013 19:46

Io credo che...

Scritto da  Lina Lazzarino

Un sorriso per un “clic” e la foto ricordo conclude simpaticamente la serata adulti del 6 marzo svoltasi presso le suore Salesiane Oblate di Pellaro con l’accoglienza squisita e “dolcissima” degli adulti della parrocchia.

Il clima di fraternità e di condivisione ed i volti entusiasti dei partecipanti dicono che anche questa seconda serata proposta dal settore adulti è riuscita ad incontrare le esigenze dei presenti che hanno colto l’opportunità di vivere un momento di forte spiritualità sul tema “Io credo che …” alla luce del brano di Marco (5, 21-46) e della lettera a Diogneto.

La riflessione è stata presentata con il suo stile originale, profondo e coinvolgente, da don Angelo Battaglia in continuità con il primo incontro di novembre nel quale ci ha fatto scoprire l’importanza di essere una generazione che crede e che con la sua fede matura è in grado di contagiare e generare fede nelle nuove generazioni.

Io credo che … ma cosa e come crediamo?

Il brano di Marco ci racconta due miracoli intrecciati: la guarigione di una donna affetta da emorragie e la resurrezione della figlia di Giairo.

Don Angelo parlando alla nostra vita ci ha aiutato a confrontarci con tre generazioni che si incontrano nel brano, tre icone nelle quali ognuno di noi può ritrovarsi.

Prima icona: una generazione anonima, senza volto, senza caratteristiche, senza storia: è la folla che si raduna attorno a Gesù sulla riva.

Dalla folla anonima, che si muove in maniera scomposta, ecco la seconda icona: una generazione audace, confermata, rappresentata da Giairo e una donna, due personaggi attanagliati da un dramma ma con una identità ed una storia personale.

Giairo capo della sinagoga racconta ciò che sta vivendo e chiede a Gesù di salvare la sua bambina. Usa tre verbi che dicono la misura della sua fede: “lo vide, si gettò ai suoi piedi e lo supplicò con insistenza”.

La donna, che Gesù incontra mentre si reca verso la casa di Giairo, da 12 anni soffre di emorragie. Considerata impura, non può avvicinarsi a nessuno. Quasi di nascosto, con un gesto umile e carico di fede, tocca da dietro il mantello di Gesù sicura che basta ciò per essere salvata. Quando Gesù si accorge del suo gesto, la donna, sia pure impaurita e con tremore, non esita a gettarsi ai suoi piedi e con grande fiducia racconta tutta la verità. Sente che di fronte al Signore ci si presenta con verità e fiducia.

Una nuova scena, la terza icona, si apre alla notizia della morte della bimba. Gesù rassicura Giairo e si reca a casa sua apprezzando la sua fede genuina che non si arrende di fronte al potere della morte, ma crede in Lui che è più forte della morte… “Non temere, soltanto abbi fede!”

Lascia fuori la folla anonima ed entra, dove era la bimba. Assieme a Lui, solo il padre, la madre ed i tre discepoli, ai quali Gesù concede di essere partecipi del mistero pasquale. E’ la generazione Chiesa, la generazione di chi, toccato nel cuore dal dolore può capire in profondità il mistero di Dio che non solo guarisce ma dona la salvezza.

Talità kum! E la bimba non “dorme” più; si alza e cammina. E’ il miracolo della fede e dell’amore!

Come è ormai stile del settore, un momento della serata, è stato riservato all’angolo “solidarietà”, che ha dato voce all’associazione “Giovani domani”, una bella realtà di Pellaro che accoglie minori che svolgono attività di recupero scolastico, laboratoriale, ludico-ricreativo, animazione territoriale. Poi un sobrio momento di convivialità ha reso più fraterno il nostro incontrarci nel Signore, grati a Lui per la sua luce rassicurante che rende gioiosa la nostra fede.