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Giovedì, 24 Ottobre 2013 15:35

Lettera aperta alle Istituzioni

Scritto da  Redazione

In questi giorni abbiamo condiviso come delegazione regionale con tutti i presidenti diocesani questa lettera ai Presidenti Napolitano e Letta, come segno forte di un disagio che da tempo viviamo da cittadini cristiani rispetto alle difficoltà delle istituzioni locali. Chiediamo a tutti i soci di AC, e in particolare a quelli calabresi, di voler leggere e confrontarsi sui contenuti, come ulteriore testimonianza di una passione civile che, ora più che mai, non può essere un semplice accessorio dell’identità e della formazione di un ragazzo, di un giovane, di un adulto di Azione Cattolica. “Abitare la città significa innanzitutto partecipare attivamente e responsabilmente alle dinamiche della vita civile, impegnandosi a fare dello spazio della convivenza un bene comune. (Documento per la prossima Assemblea nazionale AC) . Continueremo su questa strada.

 

(Carmine Gelonese, delegato regionale AC Calabria)

 

Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Consiglio,

Da responsabili dell’Azione Cattolica calabrese vorremmo condividere la sofferenza che da tempo viviamo, come cittadini di questa bella Regione, rispetto alla tenuta sociale e istituzionale dei nostri territori; sofferenza acuita dall’ultimo, drammatico abbandono di un Sindaco, quello di Benestare, un piccolo centro della Locride. La sua rinuncia, e la sua denuncia, sono state offuscate in questi giorni dalle drammatiche notizie di Lampedusa e dal consueto gossip politico; ma non possiamo non riportarlo, anche con questo piccolo gesto,  alla Vostra attenzione, per la sensibilità che contraddistingue la Vostra azione istituzionale.

Oggi Rosario Rocca, come ieri Maria Carmela Lanzetta a Monasterace, Elisabetta Tripodi a Rosarno, Caterina  Girasole a Isola Capo Rizzuto e tanti altri: seppure da storie e percorsi differenti, il grido dei Sindaci vittime di attentati e intimidazioni della ‘ndrangheta si è unito a un forte allarme sulla stessa capacità delle Istituzioni di essere presidio di legalità e di coesione sociale sul territorio. A questa piaga si aggiunge l’ulteriore vergogna dei tanti Comuni commissariati per infiltrazioni mafiose, a partire dal Comune di Reggio Calabria.

Le responsabilità della Politica locale sono evidenti:  questa oscilla troppo facilmente tra l’eroismo di tanti amministratori locali, spesso proprio nei centri più piccoli, e l’indifferenza, o peggio ancora lo sprezzo  dei veri problemi delle popolazioni, e in particolare dei più poveri. Quest’ultimo aspetto è tra i più odiosi: sotto il peso di tagli nazionali e regionali, del patto di stabilità e delle sofferenze, quando non della cattiva gestione, delle tesorerie comunali e regionali, è a rischio esistenza tutto il terzo settore che nel nostro territorio annovera delle storie esemplari nel servizio agli ultimi e agli emarginati; senza contare lo stato dei servizi sanitari su tutto il territorio.

Siamo certamente consapevoli delle nostre responsabilità e come di tutti i cittadini calabresi, nel momento in cui assistiamo nel silenzio all’affermarsi, nei piccoli come nei grandi centri, e a tutti i livelli istituzionali, di scelte e logiche clientelari, dell’acquiescenza alla ndrangheta, della corruzione e del malaffare.

Le forze sociali calabresi sono però ancora vive. L’associazionismo  e il volontariato svolgono un vero e proprio ruolo di supplenza istituzionale in condizioni proibitive, e non solo nel privato sociale. La Chiesa, pur con le ferite della condizione umana, continua ad essere preziosa e quotidiana presenza nelle nostre comunità , testimonianza di misericordia e speranza e denuncia del male in tutte le sue forme.

Benedetto XVI a Lamezia disse ai Calabresi: “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico”. Per fede, non intendiamo cedere. Sappiamo che lo Stato siamo prima di tutto noi calabresi, abitanti di paesi difficili da raggiungere anche in condizioni ottimali e di città dove la bellezza per esprimersi spesso deve farsi largo tra buche e spazzatura; e sappiamo che è sempre più urgente che questa terra sappia esprimere una nuova classe dirigente, non compromessa con le logiche che finora l’hanno guidata, e che abbia a cuore davvero il bene comune; e che in primo luogo i cristiani debbano, per dirla con Papa Francesco, “immischiarsi in politica” per “amare e servire con umiltà” la comunità che è loro affidata.

Ma chiediamo intanto maggiore attenzione alla Calabria dal livello nazionale, e segnali concreti perché gli amministratori locali che pagano un prezzo per esercitare il governo dei territori nella legalità siano messi nelle condizioni di poterlo fare in sicurezza. E attendiamo con ancora più impazienza segnali di inversione di tendenza rispetto ad atti che impoveriscono il nostro territorio. Si va dal taglio di treni, aerei, alla viabilità autostradale e stradale, a improbabili piani industriali, al mancato sostegno ai pochi e reali volani di sviluppo del territorio; fino alla mancanza di reali e concrete azioni di contrasto ad un esodo dei nostri giovani che fa impallidire i fenomeni di emigrazione del secolo scorso. Non vogliamo assistenzialismo ma giustizia, per essere messi  nelle stesse condizioni di sviluppare al meglio le nostre potenzialità al pari delle altre realtà più sviluppate e più ricche d'Italia.

E chiediamo con forza che la Politica nazionale sia sempre più concentrata sui veri problemi del Paese. Il dramma degli ultimi giorni a Lampedusa non ci è estraneo: in Calabria conosciamo bene la realtà degli sbarchi, anche in questi giorni, ed alcuni centri costruiscono con sempre maggiore fatica autentici modelli di integrazione. Ma occorre sostegno, occorre sentirsi dentro una comunità nazionale e a una politica che non pensi solo a paracadutare i propri leader in prossimità delle elezioni.

Il nostro impegno di responsabili regionali e diocesani sarà sempre più orientato, secondo la nostra vocazione associativa, alla formazione di ragazzi, giovani e adulti che da cristiani maturi vivano e scelgano il bene comune nei nostri paesi e nelle nostre città. Dobbiamo fare la nostra parte: ma chiediamo che anche le Istituzioni reagiscano con forza al degrado che si sta sempre più impadronendo dei livelli di governo locale. Su specifiche azioni e provvedimenti che il livello nazionale volesse intraprendere con efficacia troverà sempre in noi sostegno e partecipazione convinta.

Lamezia Terme, 13 ottobre 2013,

La Delegazione Regionale e il Comitato Presidenti di Azione Cattolica della Calabria